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Obama, la politica 2.0

marzo 5, 2009

whitehouse.govNessuno di noi, oggi, può sapere con certezza se l’azione politica di B. H. Obama porterà gli Stati Uniti d’America a quel cambiamento proclamato sia in campagna elettorale che nel periodo successivo all’elezione del 4 novembre. È però sotto gli occhi di tutti come l’ex senatore junior dell’Illinois abbia stravolto i canoni del tradizionale modo di fare politica attraverso un potentissimo strumento di comunicazione e generazione di consensi: il Web 2.0.

Già durante gli anni che precedono e seguono la laurea in giurisprudenza presso l’Università di Harvard (1991) si fa viva in Obama la convinzione che l’evoluzione di un paese si debba impostare dal basso – con un approccio di tipo ‘bottom-up’.
Se il tessuto sociale non viene raggiunto né coinvolto attraverso la creazione di comunità e se non si instaura un dialogo diretto e continuo con le persone, viene a mancare la corretta percezione di quelli che sono i processi evolutivi in atto all’interno di un paese.

Il coinvolgimento diretto e la nascita di reti sociali sono proprio i concetti di base dell’era del Web 2.0. Non a caso, dunque, Obama ha voluto e saputo sfruttare al massimo gli strumenti messi a disposizione dall’innovazione tecnologica. In seguito al ‘reclutamento’ di alcuni tra i maggiori artefici della rivoluzione 2.0 – tra cui Chris Hughes, 24 anni, cofondatore di facebook – Obama si è dedicato alla realizzazione di my.barackobama.com, una piattaforma organizzativa all’interno della quale, grazie al potenziale aggregativo della rete, si è sviluppata una community di sostenitori messi in condizione di dialogare tra loro e non piu solo con il candidato. Il carattere auto-organizzativo del sistema ha permesso ai singoli utenti registrati di sentirsi parte integrante della campagna elettorale, auto-alimentando l’intera piattaforma: a ciascuno è stata data la possibilità di creare iniziative personali quali l’allestimento di eventi virtuali, la strutturazione di pagine on-line di raccolta fondi, l’ingaggio di nuovi partecipanti attraverso l’utilizzo di una vasta gamma di social network (Facebook, Linkedin ecc.). Un altro progetto innovativo è stata l’istituzione del Camp Obama, un centro di formazione a Chicago in cui i massimi esperti di community building hanno preparato oltre 7000 volontari. Obiettivo dell’iniziativa? Fornire loro gli strumenti per poter agire in maniera diretta nei propri quartieri, traducendo così l’esperienza virtuale in voti reali.

Il successo di questo approccio si è tradotto in una partecipazione senza eguali di piccoli finanziatori – il 53% dei fondi raccolti dalla campagna elettorale di Obama proviene da donazioni di ammontare inferiore ai 1000$ – che si sono affiancati ai grandi investitori della Silicon Valley. Questi ultimi, pur ritrovandosi tradizionalmente lontani dalla scena politica, hanno deciso di scendere in campo e scommettere su una figura nuova. Specularmente Obama ha deciso di affidare la realizzazione del proprio progetto agli innovatori, ai promotori di cambiamenti, ai talenti della giovane rivoluzione tecnologica*. Connubio perfetto.

Dal 20 gennaio 2009, l’utilizzo del mezzo Internet da parte del neo eletto presidente si intensifica ulteriormente. Nell’istante successivo all’insediamento, il sito della Casa Bianca è stato completamente riconfigurato. Downloadblog descrive così l’evoluzione:

Un delizioso rinnovo, che non riguarda soltanto un superficiale re-styling grafico ma che pone le fondamenta per un diverso approccio verso i nuovi media e verso i cittadini. Il Presidente Obama ha promesso di creare la più accessibile e trasparente amministrazione della storia americana: il nuovo sito sarà il fulcro di tutto ciò.
Oltre ad avere un layout molto chiaro e pulito, il sito presenta collegamenti con l’agenda di Obama e l’ufficio stampa, video in streaming, gallerie di foto e diverse altre novità. Tuttavia, la vera “rivoluzione” sta nella creazione di un vero e proprio blog.

Sono quattro le parole che riassumono la visione di Obama di una democrazia Open Source: Comunicazione, Trasparenza, Partecipazione, Social Network. L’implementazione di questa filosofia avviene principalmente attraverso la creazione di un blog, dotato di iscrizione e-mail e di feed RSS, l’istituzione di un Citizen’s Briefing Book che permette a ciascun cittadino di suggerire argomenti e spunti al presidente, sottomettendo gli stessi a commenti e votazioni, e il continuo utilizzo di Facebook, MySpace e Twitter per mantenere supporto e contatti. Un approccio straordinario (nel senso più letterale) alla politica, capace di colmare quella distanza tra cittadini e Stato in maniera virtuosa e costruttiva.

Nel vecchio continente è tutta un’altra musica. Il nostro Paese, in particolar modo, sembra ancora non capire la rivoluzione di forme e contenuti portata da Obama. Se da un lato la tecnologia ha permesso anche qui da noi una crescita vertiginosa della produttività in quasi tutti i settori economici, dall’altro non è riuscita a farsi largo nel panorama politico. E così rimaniamo imbrigliati nella lentezza di assemblee e comitati, che portano ad un progressivo ritardo di azioni e decisioni, nell’inefficacia sociale di campagne demagogiche e mirate alla ricezione di consensi nel breve periodo, nell’impossibilità di sentirsi parte integrante di un movimento politico che promuova il ruolo del cittadino quale giudice e proponitore.

In una società tradizionalmente poco avvezza alla fiducia nelle istituzioni e al rispetto di leggi e regole dello Stato, più si acuisce il distacco con il cittadino più gli effetti sono e saranno devastanti. Il ruolo passivo dell’elettorato di oggi spaventa. Oltre ad una diffusa disinformazione, la mancanza di coinvolgimento all’interno della vita politica del paese porta alla rassegnazione e alla totale indifferenza.

L’adozione degli strumenti del web 2.0 e l’impostazione di una strategia volta al perseguimento di modalità di coinvolgimento sempre più innovative da parte della classe politica porterebbero ad una maggiore presa di coscienza da parte della popolazione.

Condividiamo pienamente le parole di Giuliano da Empoli (“Obama: La politica nell’era di Facebook”) che, oltre ad averci fornito numerosi elementi e spunti di riflessione necessari per redigere questo articolo, scrive:

“L’enorme quantità di energia che le generazioni più giovani hanno investito in politica negli anni sessanta e settanta non è scomparsa. E’ semplicemente stata reinvestita altrove, su un fronte diverso: quello dei media. E’ su quel versante che, da anni, si concentrano gli sforzi e le ambizioni che, un tempo, si riversavano sulla politica. Voler apparire in televisione a tutti i costi, mettersi in mostra su Internet, essere sempre connessi via cellulare e via computer: saranno anche patologie narcisiste. Ma esprimono soprattutto un bisogno di riconoscimento, di visibilità. Sono il frutto di un’energia che non è necessariamente destinata a rimanere improduttiva. Questo Obama l’ha capito. E’ stato il primo a recuperare la corrente elettrica del narcisismo mediatico per reinvestirla in politica. Di sicuro, però, non sarà l’ultimo.”

Quanto ci toccherà aspettare ancora affinché tale energia diventi da noi politicamente produttiva? E quali strumenti per farla emergere definitivamente ?

Martina e Matteo

2 commenti leave one →
  1. Tommyno permalink
    settembre 21, 2009 10:32

    Pensate che è arrivata addirittura al PD in Italia…

    http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/politica/partito-democratico-31/congresso-web/congresso-web.html

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